Mi chiamo Franca e sono la responsabile delle missioni APG23 in Asia.

Vivo in Bangladesh ormai da 18 anni, nel piccolo e sperduto villaggio di Chalna. Don Oreste diceva che questo Paese era uno dei più poveri al mondo e che per questo era lì che i missionari dovevano andare. Queste sue parole influenzarono fortemente la mia scelta di allora.

L’inizio non fu facile: imparare la lingua, completamente diversa dalla nostra, cercando di capire anche la cultura e le tradizioni locali spesso altrettanto impenetrabili. Per fortuna ero in compagnia di altri due missionari e superare questo scoglio assieme fu un primo motivo di sprone.

E poi c’erano i tanti poveri intorno a noi, poveri veri, gli ultimi tra gli ultimi, bisognosi di tutto, assistenza sanitaria, casa, vestiario, cibo, istruzione... aveva ragione don Oreste.

Inizialmente ci focalizzammo sulle famiglie dei “rishi”, gli intoccabili, fornendo loro un supporto integrato attraverso l’istruzione, i servizi sanitari, impieghi più dignitosi fino al microcredito.

Con il trascorrere degli anni passammo ad affrontare altre difficili realtà, i disabili, i senzatetto e i ragazzi di strada.

In particolare, abbiamo scelto di dedicarci all’accoglienza di minori affetti da disabilità, fortemente discriminati dalla cultura bengalese che li considera vittime di una sorta di maledizione e li tiene segregati in casa per vergogna.

Abbiamo sempre risposto in maniera personalizzata ai bisogni delle persone e così abbiamo aperto strutture di accoglienza e programmi di sostegno nutrizionale, sanitario ed educativo.

Oggi la missione è un luogo vitale, frequentato ogni giorno da più di 700 persone.

Al suo interno ci sono sette case per l’accoglienza, una grande scuola di tre piani ed una struttura che ospita una mensa, un centro di fisioterapia e un ambulatorio con dispensario.

Quanti piccoli e poveri vi trovano riparo, ancora non mi sembra vero che siamo diventati così grandi!

Lo dico con convinzione, questa è la mia casa... A volte sento la mancanza della mia cara e lontana Italia ma più volte ancora mi sento come se fossi nata qui. E sono felice.

Franca